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Il Raboso Piave è il vitigno autoctono per eccellenza
della Marca Trevigiana, una delle poche varietà indigene
del Veneto sopravvissute all'invasione filosserica che
distrusse la viticoltura Europea nella seconda metà del
'900. L'uva Rabosa (nel 1600 chiamata anche
“Recandina”) a dire il vero ha un nome che non
promette affatto bene: infatti il termine dialettale
rabiosa sta a indicare un frutto dal sapore acidulo e
tannico. In effetti quest'uva ha la caratteristica di
mantenere una considerevole acidità anche dopo
un'avanzata maturazione.
Tuttavia ha una lunga
storia nel suo territorio: probabilmente era Raboso
il vitigno che già coltivavano nel XII secolo i
monaci del Monastero di Sant'Andrea di Busco di
Ponte di Piave (a pochi passi dai vigneti dell’Az.
Agr. “Poderi del Todero”).
Documenti scritti si
ritrovano invece nel XIV secolo e, guarda un po',
parlano di trattamenti del vino, evidentemente ritenuto
troppo acido, con melassa e ruchetta. Il vino che si
ricava, il Piave Raboso DOC, ha un colore rosso rubino
intenso con riflessi granati, un sapore secco, austero,
abbastanza tannico e acidulo, con un profumo pieno e
intenso, ampio, dove spicca, evidente, il sentore di
violetta che aumenta con l'andar del tempo, ma non
mancano sensazioni che ricordano la marasca e la mora,
se poi il vino è invecchiato in rovere si fanno strada i
profumi speziati di vaniglia e di cuoio.
E' da consumare a
partire dopo tre anni di età (di cui almeno uno in botte) e
regge bene l'invecchiamento, evolvendo positivamente
anche per una decina d'anni. Va servito a 20-21 °C. in
bicchieri a coppa larga. Trova buoni accostamenti con
carni sia bianche che rosse cotte allo spiedo, cacciagione,
selvaggina, arrosti e formaggi ben stagionati.
Nel 1996 è
stata costituita, a Vazzola, la Confraternita del Raboso
Piave, proprio allo scopo di valorizzare questo vino
autoctono dalla lunga storia. Il Raboso, per la sua acidità
e personalità, ma anche per la fantasia delle massaie e
degli chef dell'area del Piave, è per tradizione un ottimo
ingrediente di cucina, utilizzato in particolare per
confezionare ricette corpose con gli animali da cortile,
ovvero la materia prima più caratteristica della
gastronomia trevigiana e dell'entroterra veneziano,
oppure dessert assai particolari soprattutto con la frutta.
E' pure l'ingrediente base di un liquore, “Sangue del
Piave” la cui ricetta, nata per caso come "errore" di
produzione, risale al 1847, quando veniva
esclusivamente servito alla mescita in brocche, come
specialità della casa ai viandanti.
Il “Sangue del Piave”
è a base di Raboso, frutta, erbe e grappa di Raboso e
viene prodotto senza l'impiego di ingredienti artificiali.
Siamo in Veneto ed è addirittura ovvio che le vinacce
dell'"uva Rabosa" finiscano in distilleria per donare una
grappa particolarmente asciutta.
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Scheda tecnica
Colore rosso rubino molto intenso con leggeri riflessi granati. Profumo che ricorda la ciliegia marasca, la prugna, il lampone, la viola e spezie quali il pepe, la cannella e il cuoio. Sapore pieno, buon equilibrio fra tannini, acidità e alcool.
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